Des colonnes de vapeurs s’élèvent des crevasses murmurantes de ce désert brulé, et il semble qu’à Vimproviste un Genie, le Genie du soufre, va s’échapper de cette fumèe noiratre.

Così si esprimeva Salvatore Di Giacomo nel 1926 in un opuscolo sulla Solfatara scritto per i visitatori stranieri.

II vulcano è famoso nel mondo intero perché in esso si possono riscontrare tutti i fenomeni dei vulcani quiescenti, e cioè le “mofete” o sorgenti di anidride carbonica, i “vulcanetti di fango”, le sorgenti di acqua minerale e la presenza di varie sostanze di derivazione vulcanica quali zolfo, solfuri, arseniuri. Il termine “solfatara” in effetti sta proprio a indicare una fase vulcanica quiescente.

Il cratere, formatosi nella fase finale dell’attività vulcanica flegrea, ha una forma quasi circolare (50 ettari di superficie) e pre­senta agli occhi del visitatore un paesaggio arido e infernale; nella piana biancheggiante e bruciata dal calore si alzano ovunque dal terreno piccole fumate, le cosiddette, “fumarole”: al centro giace un laghetto di fango in ebollizione, che fino al 1600 è stato uno specchio d’acqua fangoso, poi naturalmente prosciugatosi.

Ogni tanto, in questa zona centrale nascono “pseudovulcanetti” imbutiformi, che proiettano fango bollente tutt’intorno: uno di questi, formatosi alle 7 del mattino del 21 aprile 1921, è la piccola Solfatara o fanghiera centrale. La temperatura della “fanghiera” si aggira intorno ai 100°C, mentre quella della Bocca Grande, situata dietro la casetta dell’antico osservatorio, raggiunge i 160°C. Tutte queste manifestazioni vulcaniche danno luogo alla formazione di sostanze naturali molto strane e belle a vedersi, in quanto costitui­te da vari tipi di cristalli di zolfo.

Giunti a metà strada del sentiero percorso in senso antiorario, battendo i piedi per terra si avrà la sensazione di udire dei suoni sordi, come accade quando si batte contro una superfìcie vuota internamente.

Alcune costruzioni, dette “stufe”, racchiudono altre fumarole, di temperatura intorno ai 100°C, che vengono utilizzate per cure termali. Alle particolari sensazioni visive ed acustiche offerte dalla zona, si aggiungono anche inconfondibili sensazioni olfattive dovute all’aria impregnata di vapori sulfurei, che presentano fra l’altro effetti terapeutici per le vie respiratorie.

Le pareti interne del cratere, nonostante la condizione “surrea­le”, ospitano vegetazione mediterranea con varie specie animali, soprattutto piccoli uccelli canori tipici della macchia mediterranea, dei quali è però impossibile ascoltare il canto melodioso, sopraffatto dai rumori di fondo, fino a quando non si lascia la solfatara attraversando il bel viale di acacie che accompagna all’uscita